All'inizio della sua carriera artistica, Robbie Williams avrebbe voluto fare della musica stile Radiohead ma oggi, dopo 70 milioni di dischi, 18 Brit awards e il recentissimo riconoscimento come Brits Music Icon, Robbie Williams ha fatto pace con sè stesso: "Quello che faccio io non lo fa nessuno - rivendica l'ex Take That - con i miei show voglio intrattenere, tanto che sul mio passaporto non c'è scritto artista o cantante, ma entertainer".
Non è un caso che il suo nuovo lavoro discografico si chiami proprio 'Heavy entertainment show' e che con il suo pop orgogliosamente commerciale, fatto di belle melodie e ritornelli che si stampano in testa, sia indirizzato a tutti: "Qualsiasi cosa si pensi di Trump e Putin è un bene che le due parti del pianeta si parlino, spero che la presidenza di Trump passi alla storia per questo. Se poi - scherza - vogliono qualcuno che li intrattenga un po' sarò felice di fare 'Party like a russian' per entrambi". Nell'album appaiono collaborazioni prestigiose come quelle con John Grant, Rufus Wainwright e Guy Chambers.
«Ho trovato i farmaci giusti! Ma anche mia moglie e i miei figli mi hanno aiutato. Ho una personalità dipendente, vivo tutto al massimo. Oggi sto cercando di indirizzare questa mia disfunzione in positivo: voglio essere un buon marito “al massimo”, un buon padre “al massimo”. Prima c’era solo il mega successo e non mi rendeva felice. Avere una famiglia dà un senso alle cose. Non so come starò domani, ma posso dire che oggi sto molto bene».
fonti: Ansa e VanityFair
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